Le conoscenze circa il comportamento degli animali e in particolare dei cani, oggetto di un vivace sviluppo e accompagnate da successi soprattutto nei paesi anglosassoni, hanno trovato possibilità per un’applicazione pratica. Specialisti provvisti di un’approfondita preparazione in materia e di un’esperienza sempre più vasta attribuiscono unanimemente a questa disciplina uno status scientifico.
Si presentano via via più numerosi esperti provvisti di esperienze originali e di una loro individuale filosofia di interazione con l’animale, centri specializzati, associazioni perseguenti fra l’altro lo scopo di ampliare in modo organizzato le conoscenze in materia fornendo al contempo il loro contributo in situazioni che ne richiedono un intervento ausiliario.

Una fra le associazioni più interessanti di questo tipo è la britannica APBC (Association of Pet Behaviour Conseullors) co-fondata da John Fisher, autore di due libri largamente popolari incentrati sul comportamentismo, già noto sul nostro mercato librario. Questa associazione riunisce tra le proprie fila specialisti in varie discipline, teorici e pratici, psicologi, zoopsicologi, antropozoologi, psicologi e psichiatri clinici nonché medici veterinari. I medici giocano un ruolo notevole nell’approfondimento di tali argomenti. D’altro lato, nell’ambito della “veterinaria degli animali da compagnia”, oggetto di uno sviluppo dinamico in tutto il mondo, sta nascendo, accanto all’oncologia, alla stomatologia, alla cardiologia, ossia a discipline delle scienze veterinarie enormemente sviluppate rispetto a pochi anni fa, una nuova disciplina di nicchia: la zoopsicologia, in grado di affascinare e attrarre quanti di noi credano di potervi dedicare la propria vita di medici. Ne vale la pena, almeno da un punto di vista pratico, se si considera che una parte cospicua di pazienti che si sottopongono a visite presso ambulatori, per la disperazione dei proprietari, dimostra di soffrire di disturbi del comportamento, e che parte delle malattie "cliniche" deve la sua origine a problemi comportamentali. Un ulteriore fenomeno è in grado di alimentare il nostro interessamento a questa tematica: la soddisfazione derivante dall’approfondimento di una nuova disciplina e, anche se in parte, l’esperienza della sensazione di partecipare a qualcosa di simile ai tempi dei pionieri della medicina in altre discipline scientifiche, come Pasteur, Koch, Fleming, Ehrlich. In altre parole, approfondendo questa disciplina si ha la possibilità di incontrare una nuova avventura professionale. Al contempo è per noi importante poter aiutare, almeno ad un livello basilare, pazienti affetti da disturbi comportamentali, e il fatto che incontreremo o che stiamo già incontrando tali pazienti è indubbio. Ricordiamoci che il cane è compagno dell’uomo da alcune decine di migliaia di anni. Addomesticato circa 12 mila anni fa, è con noi sia nel bene che nel male. Lo sviluppo della civiltà, oltre a vantaggi indiscutibili, comporta anche numerosi pericoli riguardanti soprattutto la psiche, spesso non aiutando il "figlio della natura" che è l’uomo e tanto meno il cane, nostro compagno. Quanti problemi la civiltà provochi ai nostri cani e quanti disturbi specifici del comportamento ad essi dovuti li affliggano come effetto della civilizzazione viene rilevato statisticamente da noi medici veterinari durante la nostra quotidiana pratica professionale in ambulatorio. È naturalissima la reazione di voler aiutare un paziente malato. Abbiamo a disposizione medicinali psicotropi, tutta una serie di criteri di esecuzione di procedure terapeutiche in grado di aiutare in numerosi casi di disturbi comportamentali. Dobbiamo tuttavia ricordarci che il principio fondamentale è: meglio prevenire che curare, un principio di importanza cruciale nel caso di disturbi del comportamento. E in questo caso prevenire significa educare.

Quando, dunque, dovremmo intraprendere l’educazione del nostro pupillo? Osserviamo che questo lato della vita del cane viene spesso trascurata. È difficile non contrastare la sensazione di non dedicare abbastanza attenzione a ciò che non riusciamo a notare direttamente, ossia alla psiche dell’animale, non preoccupandoci di essa se non quando ci troviamo a vivere in prima persona problemi legato allo "strano" comportamento del cane. D’altra parte, invece, lo sviluppo fisico, sottoposto all’osservazione diretta e completa del proprietario, è accompagnato da un rispetto costante di una dieta adeguata, dalla somministrazione di preparati per la cura del pelo o dall’acquisto di accessori indispensabili come il guinzaglio e il collare. Eppure sin dalla nascita allo sviluppo fisico dell’animale si accompagna quello psichico. Il quesito su quale metodo educativo sia il migliore si presenta nel momento in cui si manifestano i primi problemi legati al comportamento. Spesso il proprietario tenta di risolvere da solo il problema facendo affidamento sulla propria intuizione, facendosi consigliare dall’allevatore, altri proprietari di cani o da medici veterinari. Purtroppo accade che certi metodi universali largamente adottati e applicati al fine di disabituare il cane da certi comportamenti indesiderati non fanno che contribuire ad un approfondimento del problema o a mascherarlo provvisoriamente. Purtroppo non esiste un giusto mezzo che aiuti ad affrontare tutti i problemi che riguardino ogni animale esistente. Ogni genere, come ogni esemplare, ha una costruzione psichica completamente diversa, una diversa motivazione alla conoscenza. Per questo prima di intraprendere l’addestramento di un cane è necessario conoscerlo bene.

Come è noto, dal momento della nascita è la madre ad insegnare ai cuccioli le regole della convivenza reciproca e a trasmettere loro la capacità di funzionare in gruppo. Tale insegnamento avviene attraverso il gioco. Il momento in cui cominciare ad educare il cane è una tappa successiva importante. Sorge un rischio quando intraprendiamo purtroppo con eccessivo ritardo l’educazione del nostro pupillo preoccupandoci dei pericoli per la sua salute derivanti dal contatto con un ambiente potenzialmente minaccioso. In tal caso può verificarsi il pericolo di non riuscire a controllare in futuro il suo comportamento.